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Visualizzazione dei post da gennaio, 2014

"Giuro che questa è l'ultima volta che gioco!Forse solo un'altra volta...."

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La  dipendenza da gioco  (nota anche come  gioco d'azzardo patologico , spesso indicato come  GAP ) è un disturbo del comportamento  che mostra una notevole affinità con quelli ossessivo-compulsivi e con le dipendenze. In base a quanto riportato nella quarta versione del Manuale Statistico-Diagnostico  (DSM-IV) il soggetto affetto da gioco d'azzardo patologico mostra un persistente e ricorrente comportamento di gioco d'azzardo disadattivo, in cui il bisogno di giocare è incontrollabile; devono essere inoltre presenti almeno 5 delle situazioni elencate di seguito. Il soggetto: è eccessivamente assorbito dal gioco d'azzardo (rivive di continuo esperienze trascorse di gioco, valuta o pianifica future imprese di gioco ed escogita i modi per ottenere il denaro che gli occorre per giocare). Avverte la necessità di puntare somme di denaro sempre maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato. Ha più volte tentato, senza successo, di ridurre, controllare o inte

Come avvicinarsi alla felicità in sette modi secondo sette psicologi diversi....e riflessioni mie personali

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1 . Siate positivi , raccomanda Barbara Fredri­ckson, professoressa di psicologia all’uni­versità della Carolina del Nord. «Un atteg­giamento positivo rende più belli e più sani, perché favorisce l’abbassamento del­la pressione, minimizza il dolore, riduce l’incidenza delle malattie da raffreddamen­to, oltre a garantire una migliore qualità del sonno. Aumentate il numero di emozio­ni positive nell’arco della giornata, anche se effimere: una tira l’altra (…) e ben presto vi sentirete trascinare da una spirale ascendente di positività. Trova­te un momento di tempo per scoprire il la­to positivo in ogni situazione. (…) Una qualsiasi distrazione salutare che possa ri­sollevarvi l’umore (…) è sempre un’ottima scelta». 2. Siate coraggiosi,  ammonisce Daniel Gilbert, professore di psicologia all’università di Har­vard. «Le ricerche dimostrano che siamo por­tati a rimpiangere le occasioni mancate mol­to di più delle azioni intraprese. Questo acca­de perché accettiamo più facilmente un