"Perché non ci sei più?"

Quando si perde una persona cara, si vive una delle esperienze più dolorose che la vita ci può offrire. Riuscire ad affrontare questo difficile evento essendo capaci di mantenere un buon equilibrio interiore non è semplice.

 Nel vivere il lutto ci si scontra con la caducità della vita e col senso d’impotenza che si prova quando ci si rende conto che non si può far niente per mantenere in vita la persona a cui siamo legati. Il senso di vuoto psichico, emotivo e fisico, determina spesso un profondo stato di confusione tale da far sì che la persona si trovi senza più punti di riferimento.

Il vissuto del lutto varia da persona in persona, questo perché ognuno di noi è diverso dall’altro. Ognuno ha una sua personalità, vive in un contesto sociale di un certo tipo e ha una propria storia di vita che, a volte, include precedenti esperienze di perdite. 

Le fasi del lutto

Il dolore del lutto non è uno stato ma un processo. John Bowlby in "Attaccamento e Perdita” (1983) descrive l'elaborazione del lutto come un processo suddivisibile in alcune sottofasi.
Si passa da:

1. uno stato iniziale di shock, intontimento, incredulità che può essere associato a un meccanismo difensivo di negazione ("Non è possibile che sia successo").

2. intenso dolore psichico, con sentimenti di rabbia verso il mondo esterno e verso il defunto stesso che ci ha abbandonato, di angoscia da separazione, di senso di colpa per non aver fatto tutto il possibile per il defunto o per aver lasciato questioni irrisolte con lui.
Rabbia e senso di colpa trovano spesso una riparazione attraverso un meccanismo difensivo di idealizzazione, per cui idealizzando la persona defunta è come se la si ripagasse di tutti i sentimenti aggressivi che abbiamo avuto verso di lei.
In questo periodo si possono avere anche episodi allucinatori per cui sembra di vedere tra la folla la persona defunta, oppure sentirne i suoi passi nel silenzio della casa: questi fenomeni trovano un senso se si pensa che la materializzazione della persona morta potrebbe avere una funzione di mantenimento del legame con lei e persuaderci che la persona che abbiamo perso è ancora presente.Stesso significato potremmo attribuire ai sogni notturni: un tentativo di mantenere il legame almeno a livello mentale e inconscio. 

3. Il compimento del lutto si ha con il superamento del dolore acuto (nonostante episodi di tristezza e senso di perdita si potranno ripresentare ancora per moltissimo tempo) e con l'accettazione che quella persona non tornerà più, attraverso un meccanismo di interiorizzazione, per cui la persona diventa parte del nostro mondo interno e quindi, in un certo senso, non la perderemo mai. Ne consegue un recupero di energia, speranza, voglia di nuovi investimenti.
Un lutto con esito positivo porta a un cambiamento positivo.
Un lutto con esito negativo è dovuto a:
• invischiamento nel processo del lutto: lutto cronico e prolungato, non superamento della seconda fase e quindi dispiacere, rabbia, senso di colpa;
• evitamento della perdita, desensibilizzazione del dolore: lutto assente o rinviato nello sforzo di evitare il dolore della perdita.




Le reazioni descritte rientrano tutte nella normalità del processo di elaborazione del lutto; non è la qualità, ma la durata nel tempo e l'intensità con cui vengono vissute che ne sottolineano la normalità o la patologia. 

Purtroppo come è stato precedentemente accennato, non sempre e non per tutti è possibile il compimento del processo di elaborazione del lutto in tempi rapidi e in senso positivo, talvolta si può restare bloccati per lungo tempo, senza riuscire ad accettare l’accaduto e poter proseguire il cammino della propria vita. 

Vivere un lutto, implica la necessità di dover affrontare e sentire tutta una serie di sensazioni negative, che riguardano il dolore, la tristezza e la disperazione per l’accaduto. Questo dolore è talmente forte che alcune persone per evitare di star male, o per esser forti davanti agli altri, tendono a chiudere in un cassetto le emozioni più difficili e dolorose, facendo finta che ciò non sia accaduto, ma facendo ciò, rischiano di ottenere l’effetto contrario; aumenta la tensione psicologica e viene rallentato il processo di elaborazione del lutto. Quelle che dovrebbero essere le manifestazioni, di un lutto normale si acutizzano e diventano croniche e se non sono capite in tempo e affrontate adeguatamente, possono trasformarsi in un lutto patologico, caratterizzato da apatia, indifferenza totale, insensibilità agli stimoli e al dolore. 

É molto frequente e sottovalutata la scoperta che alla base di un profondo malessere esistenziale o di vere e proprie patologie mentali, vi sia un lutto irrisolto, questo può pesare sulle generazioni successive, che a loro volta diventano le eredi di un profondo dolore affidatogli inconsapevolmente dai propri cari. 
Affrontare in modo adeguato un lutto è quindi un'esperienza molto delicata, complessa ed importante per la salvaguardia della salute psicologica. Avere difficoltà nel farlo è comprensibile e possibile ed in questi casi può essere di grande aiuto un sostegno psicoterapeutico. 

E' proprio così...non c'è ritrovamento senza smarrimento. Per ritrovarci, come scrive Racamier, è necessario prima perderci.
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Dott.ssa Marilena Porcelli
Psicologa-Psicoterapeuta

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