Aiuto!!!!!La famiglia si separa

Dopo una separazione o un divorzio è frequente che i figli mostrino cambiamenti nel quadro comportamentale (svogliatezza, aggressività, difficoltà a rapportarsi con gli altri, ecc.) ed emozionale (tristezza, rabbia, paura, vergogna, ecc.).
Di solito, i maschi hanno più difficoltà nel breve termine ad adattarsi alla nuova situazione rispetto alle femmine.Gli studi effettuati in questo ambito indicano con chiarezza che i figli reagiscono in modi diversi alla separazione dei genitori: alcuni si mostrano da subito capaci di fronteggiare la situazione, e trovano un buon equilibrio psicologico; altri sperimentano un periodo iniziale di difficoltà, che può durare anche 2-3 anni, ma poi raggiungono il loro equilibrio; altri ancora, invece, a distanza di molti anni stentano ad adattarsi alla nuova situazione.
I fattori che maggiormente influenzano la reazione dei figli alla separazione dei genitori sono:
  • l’età;
  • il temperamento;
  • la capacità di recuperare un proprio equilibrio dopo le avversità (detta anche resilienza);
  • la qualità del rapporto che ciascun genitore intrattiene col figlio e con l’altro genitore;
  • il sostegno sociale che si riceve dagli altri membri della famiglia, dalla scuola o dai coetanei.
Tra questi fattori l’età riveste un ruolo fondamentale, poiché in ogni fase di sviluppo i problemi vengono vissuti ed elaborati in maniera diversa.
I neonati sono i più protetti dalle conseguenze immediate della separazione dei genitori, sempre che venga garantita loro una relazione di attaccamento stabile e sicura almeno da parte di uno dei genitori.
I bambini in età prescolare tendono facilmente ad attribuirsi responsabilità per la separazione, mentre i bambini tra  6 e 8 anni d’età sono in grado di comprendere concretamente le problematiche relative alla separazione, ed in genere si sforzano di mantenere buoni legami con entrambi i genitori; invece, i bambini d’età compresa tra 9 e 11 anni sono inclini a schierarsi con uno dei due genitori ed a mostrare aperto disaccordo o anche aggressività nei confronti dell’altro genitore.
Gli adolescenti, che come si sa attraversano una fase particolarmente critica della loro vita, se esposti ad una forte conflittualità tra i genitori, possono reagire reprimendo l’espressione dei propri sentimenti, rinviando le scelte personali o assumendosi responsabilità che non ci sono, arrivando talvolta a pagare un prezzo elevato pur di garantire il benessere dei genitori.
Le situazioni che più di altre possono porre i figli a rischio di sviluppare problemi comportamentali ed emozionali in seguito a separazione/divorzio sono:
  • lo stato depressivo che si può manifestare subito dopo la separazione (si verifica nel 25% dei casi) nel genitore che ha la custodia dei figli – generalmente la madre – e che determina un allontanamento affettivo da essi;
  • l’abuso di sostanze stupefacenti da parte di uno o entrambi i genitori, che rende spesso le cure parentali inadeguate;
  • il disinteresse del padre, che spesso causa un abbassamento dei livelli di autostima nei figli, in particolare se questi sono nella fase adolescenziale;
  • i conflitti tra i coniugi che vengono scaricati direttamente sui figli.

                                              

Le ricerche fatte dagli psicologi suggeriscono che è la conflittualità tra i genitori, più che la separazione in sé e per sé, a produrre gli effetti negativi sul benessere dei figli
Dopo una separazione è probabile che il coinvolgimento affettivo del padre nei confronti dei figli cambi. In linea di massima i padri si possono suddividere in tre categorie a seconda della reazione che mostrano: da una parte ci sono quelli il cui coinvolgimento rimane lo stesso; dall’altra parte ci sono quelli che pur essendo poco coinvolti prima della separazione, in seguito a quest’evento prendono coscienza di quanto sia importante per loro la relazione coi figli, cominciano a dedicargli più tempo e migliorano la qualità del rapporto; infine, ci sono quelli che accrescono la distanza dai figli, o perché considerano la frequenza di contatto poco soddisfacente, o perché percepiscono una forte riluttanza da parte della madre a far crescere la relazione tra i figli ed il padre.
Una situazione piuttosto frequente e di difficile gestione che si può presentare in caso di separazione o divorzio, è quella in cui il genitore che trascorre la gran parte del tempo con i figli, sentendo la maggiore responsabilità per quanto riguarda l’educazione, tende a fissare regole e a farle rispettare in maniera troppo rigida, mentre l’altro genitore, che ha contatti meno frequenti, tende ad assumere atteggiamenti troppo permissivi ed indulgenti.
Questa situazione invariabilmente finisce per creare difficoltà a uno o entrambi i genitori oltre che ai figli. Infatti, questi ultimi tendono ad essere particolarmente disubbidienti e provocatori, mentre i primi tendono a perdere la calma facilmente. Se i genitori non si sforzano di concordare una linea educativa comune si può mettere in moto un circolo vizioso, per cui il genitore rigido tenderà ad essere sempre più rigido, quello permissivo sempre più permissivo, ed i figli sempre più disubbidienti.
Un modo per gestire al meglio questa situazione è l’accordo genitoriale su quelle che sono le decisioni da prendere sui propri figli. Cosa non sempre facile, considerando la probabile conflittualità che permane negli ex coniugi, ma che per il benessere psico fisico dei figli devono cercare di superare o per lo meno tralasciare quando l’argomento riguarda la prole. Quando la conflittualità o il disaccordo è alto e quando il disagio e il malessere dei figli è intollerabile è consigliabile rivolgersi ad un professionista per una mediazione familiare o una consulenza familiare. Non bisogna dimenticare che a separarsi è  la coppia coniugale non quella genitoriale, ed è questo a rendere i figli sicuri e sereni.

                                                                                                   Dott.ssa Marilena Porcelli

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