Coppia e Crisi

La parola CRISI deriva dal verbo greco KRINO che vuol dire separare, cernere, in senso più lato, discernere, giudicare, valutare. Nell’uso comune ha assunto un’accezione negativa in quanto vuole significare un peggioramento di una situazione. 

Se invece riflettiamo sull’etimologia della parola crisi, possiamo coglierne anche una sfumatura positiva, in quanto un momento di crisi cioè di riflessione, di valutazione, di discernimento, può trasformarsi nel presupposto necessario per un miglioramento, per una rinascita, per un rifiorire prossimo.

La crisi di coppia, spegnendo momentaneamente la passione, può preparare le condizioni giuste per un nuovo coinvolgimento.

Quando siamo innamorati e presi dalla passione, spesso commettiamo un tipico errore di valutazione: riteniamo che una crisi di coppia tra di noi sia impossibile, che la fiamma debba rimanere sempre accesa, forte e intensa, che la nostra coppia è unica ed indistruttibile.

Così, quando la persona che ci sta accanto dimostra improvvisamente una certa freddezza, noi ci ribelliamo tentando ostinatamente di ripristinare al più presto l’atmosfera precedente.

In realtà a volte questa “sorpresa”, appunto la crisi di coppia è l’indizio di una nostra precedente disattenzione, più che di un cambiamento improvviso del partner: ci sono stati segnali premonitori (frasi, comportamenti) che, semplicemente, non abbiamo colto. Il motivo? Abbiamo iniziato a dare per scontata la relazione, a vederla come un’abitudine. Risultato: abbiamo trascurato le richieste di attenzione del partner, innescando così anche un suo progressivo distacco e l’inizio della crisi di coppia.

                                                                       



Ma in moltissimi altri casi, è invece fisiologico che in una coppia si alternino momenti di grande vicinanza ad altri di maggiore distacco, che viviamo come crisi di coppia

Consideriamo che qualsiasi rapporto è ricco quanto più conosce la varietà, cioè se non vibra sempre sulle stesse note. In alcuni momenti prevale il calore e il coinvolgimento, in altri la freddezza e il distacco e, a volte, si può affacciare anche la crisi. La cosa peggiore sarebbe intervenire in questa preziosa alchimia cercando di imporre a tutti i costi ad un modello “di coppia sempre innamorata”.

Bisogna accettare il cambiamento e adattarci ad esso.
Ci sono tante fasi di transizione che la coppia deve necessariamente attraversare e tali fasi prevedono una crisi, una valutazione, prendere decisioni determinanti per affrontare quella specifica fase, riadattare il modello di coppia a tale fase e cercare di superarla al meglio.

Le fasi di transizione fanno parte del ciclo vitale, quindi inevitabili e necessarie all’essere umano:

La costruzione della nuova coppia. Questa fase è  caratterizzata dall’innamoramento, dall’entusiasmo, dalla passione verso il/la partner ma anche dal distacco dalla famiglia d’origine. Le famiglie invischiate avranno maggiori difficoltà a negoziare questo distacco perché i vari membri lo sentiranno come una sorta di tradimento.
Un vero distacco è inoltre possibile solo se si è potuto esperire un senso di appartenenza alla famiglia, ciò che non può avvenire nella famiglia disimpegnata. Un distacco parziale o combattuto dalla famiglia d’origine può un futuro causare problemi all’interno della coppia.

Il matrimonio o convivenza e le sue conseguenze. La nuova coppia dovrà, in questa fase, negoziare un considerevole numero di regole relazionali, che non vengono discusse, ma semplicemente agite. Nel mettere in atto il processo di accomodamento reciproco, ognuno dei membri della coppia mette in atto una serie di modelli transazionali appresi dalla propria famiglia d’origine cercando di imporli al partner. Questo produrrà tensioni, ma gradualmente la coppia giungerà a creare modelli transazionali condivisi da entrambi.

Un altro compito molto importante sarà quello di stabilire una giusta distanza emotiva dalle famiglie d’origine, costruendo un nuovo tipo di rapporto con i genitori, i fratelli  e i parenti acquisiti, allo scopo di avere uno spazio in cui sperimentare la propria autonomia di persone adulte.

Nascita ed educazione dei figli. La nascita di un figlio, soprattutto del primogenito, produce nel sistema familiare innumerevoli cambiamenti; nasce infatti il sottosistema genitoriale accanto a quello coniugale già esistente, mentre nelle famiglie d’origine dei neo-genitori si creano i ruoli di nonni e di zii. Molti accordi stabiliti nel primo periodo del matrimonio devono essere rivisti e subiscono cambiamenti, così come i modelli transazionali messi a punto in precedenza, in virtù del fatto che da uno schema relazionale a due si passa ad una triade.

Con la nascita di un bambino si passa dallo stato di figli a quello di genitori, con un’ulteriore maturazione psicologica della coppia genitoriale; tuttavia in questo periodo problemi pratici ed organizzativi fanno sì che la giovane coppia sia piuttosto coinvolta con le rispettive famiglie d’origine, ciò che può provocare ingerenze da parte degli altri nell’educazione del figlio.

La stessa educazione della prole può essere causa di conflitto tra i genitori, i quali possono avere stili educativi differenti, più o meno permissivi.

Ingresso a scuola dei figli. L’ ingresso del bambino a scuola rappresenta la prima esperienza di uscita del bambino dal nucleo familiare e i suoi genitori cominciano a fare esperienza del fatto che mano a mano che il figlio cresce, sempre più si allontanerà dai genitori e i due coniugi resteranno soli, uno di fronte all’altro.

Figli adolescenti. In questo periodo del ciclo vitale della famiglia non ci sono cambiamenti nella composizione, tuttavia i cambiamenti strutturali sono causati dal fatto che i figli crescono e si verifica un lento e progressivo svincolo dalle figure genitoriali. La crisi adolescenziale può essere vista come una lotta tra genitori e figli per mantenere le vecchie posizioni gerarchiche all’interno del sistema familiare, a fronte di richieste di crescita e di cambiamento da parte dell’adolescente.

Uscita di casa dei figli ormai adulti. In questa fase ciò che è importante è l’emancipazione dei genitori dai figli, e non il contrario. La ragione per la quale il passaggio a questa fase può essere difficoltoso sta nel fatto che spesso la coppia dà più spazio agli aspetti genitoriali della relazione, rispetto agli aspetti coniugali. Perciò in genere il matrimonio entra in una crisi che progressivamente si dissolve, mano a mano che i due coniugi risolvono i loro conflitti e trovano un nuovo modo di essere coppia, riscoprendo interessi e piaceri in comune che per molti anni avevano accantonato per occuparsi principalmente dei figli.

Il pensionamento e la terza età. Il pensionamento produce dei cambiamenti nella struttura familiare dal momento che la persona, concludendo la sua vita lavorativa, si ritrova a vivere la più rilevante parte del tempo in famiglia, coinvolgendosi maggiormente all’interno della famiglia. Dal momento che si conclude la vita lavorativa dell’individuo, il periodo del pensionamento è spesso connotato da tristezza, sentimenti depressivi, senso di inutilità legato alla mancanza di produttività. Allora accade talvolta che una persona della famiglia sviluppi una sofferenza psichica, dando modo al pensionato di occuparsene e di farlo sentire utile.

Come già scritto in precedenza tali fasi fanno parte del naturale ciclo vitale, la crisi è a volte inevitabile perché ciò genera cambiamento e rinegoziazione delle nuove regole o modelli familiari. 

La rottura si crea nel momento in cui la coppia non riesce ad abbandonare vecchi modelli e a rinegoziare nuove regole cercando di tenersi stretto il modello finora utilizzato ma che a causa di cambiamenti naturali non è più idoneo. 

Questa difficoltà di riadattamento se troppo radicale o se causa troppa sofferenza in uno dei due partner, e di conseguenza nella coppia, può essere affrontata con l’aiuto di un professionista, in terapia di coppia preferibilmente, o individuale per cercare nuove e più funzionali modalità comunicative e/o comportamentali al fine di superare la crisi in atto con risoluzioni positive.

                                                                                     Dott.ssa Marilena Porcelli
Psicologa-Psicoterapeuta

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